In conclusione del famoso tour che permette di visitare i castelli della Romania, e dopo aver fatto capire il vero significato di russare a Mihaela-Cristina Hadid, la nostra bella e brava guida rumena (questo il suo blog per organizzare tour con lei ) e agli altri italiani, siamo approdati a Brasov, città nella regione romena della Transilvania. Sembrava un paesino, ma conta più di 300.000 abitanti!

Attraversato un tratto di strada, siamo arrivati nella zona centrale dove spiccava imponente la Chiesa Nera, forse la più maestosa tra le strutture di questa cittadina. Entusiasta perché credevo che il suo nome fosse sinonimo di oscurità, demonologia, esoterismo, mi sono ben presto dovuto ricredere quando la guida ci ha riferito che il nero della Biserica Neagra ( nome della struttura in rumeno) , in realtà, era dovuto ad un incendio divampato nel 1689, e dal colore dei muri esterni anneriti per le fiamme.
Costruita tra il 1385 e il 1477, è la Cattedrale gotica più grande situata nell’Est Europa, ha un famoso organo con oltre 4000 canne ed ha la più grande campana della Romania. In un piazza antistante, c’è una statua dedicata a Johannes Honter, uno dei più grandi geografi e cartografi rumeni, raffigurato mentre tiene in mano un libro.
Ho detto che pareva volesse indicare la più vicina edicola, ma nessuno ha riso. E mio fratello ha scosso la testa.
Poco oltre la statua, ci siamo imbattuti in quella che è il più grande mistero della struttura: la leggenda del bambino della Chiesa Nera.

La guida ci ha raccontato che all’epoca della costruzione, il capomastro notò le abilità di un ragazzino che riuscivano a rivaleggiare con lui, e molte volte a superarlo. Avvolto dall’invidia, diede appuntamento al suo allievo sopra le mura della torre, e con un brutale stratagemma lo spinse di sotto, uccidendolo e facendo sembrare tutto un incidente. Alla fine dei lavori, preso dal rimorso, costruì la statua del bambino in cima, che guarda verso il basso. Un modo per riscattarsi dal suo reato.
Avevano una strana idea di riscatto, all’epoca.
Un’altra versione della leggenda identifica il bambino come il figlio del maestro, che cadde dalla torre veramente per un incidente e la cui statua venne fatta erigere per compiangere il pargolo. Certo è che la statua lì, nel bilico, mentre guarda in basso, riesce veramente a dare un segno di inquietudine forte.
Nella pausa prima della partenza, io e Francesco ci siamo divisi e sono andato a visitare l’interno. Dopo aver pagato 10 lei (2 euro circa) ed aver ammirato lo splendido portone gotico, sono entrato. Delusione, a dir la verità. L’interno non è minimamente paragonabile all’esterno. Pochi dipinti, un altare bello ma che non eccelle, il punto forte è sicuramente l’organo, costruito tra il 1836 e il 1839, e racchiuso in una cassa lignea neogotica. Da ricordare anche un tabernacolo di ghisa in stile neogotico e una fonte battesimale completata nel 1472.
Non si potevano fare foto, ma prima di uscire, vedendo tre quattro signore che le facevano vicino ai custodi, mi sono permesso di scattarne una. Apriti cielo. Un custode, con la voce di un corvo apocalittico, ha iniziato ad urlare “ NO PHOTO, NO PHOTO!”, facendomi fare una figura barbina davanti a tutti i visitatori, alcuni dei quali continuavano a fotografare. Sono uscito, e in quel momento ero talmente incavolato che di nero non c’era solo la Chiesa Nera.
Guardando in alto, ho rivisto il bambino. E mi sono calmato: c’è sempre qualcuno che sta peggio di noi!
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