Istituito nel 1991, il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha una superficie di circa 150.000 ettari e interessa marginalmente anche il Lazio e le Marche. La parte abruzzese, che consiste nei nove decimi della superficie totale, interessa le province di Teramo, L’Aquila e Pescara e 41 comuni. Rappresenta dunque uno delle aree protette più vaste d’Europa.

Il Parco racchiude tre gruppi montuosi: la catena del Gran Sasso d’Italia, il massiccio della Laga, i Monti Gemelli, e si caratterizza per la presenza della vetta più alta dell’Appennino, il Corno Grande, che raggiunge i 2.912 metri. Su questa catena è inoltre presente l’unico ghiacciaio appenninico, il Calderone, il più meridionale d’Europa. Il territorio del Parco presenta degli ambienti naturali molto differenti e, di conseguenza, una flora ed una fauna diversificate.
La varietà e la ricchezza naturalistica dei suoi massicci e dei diversi versanti, le suggestive testimonianze storico-architettoniche si riflettono in una moltitudine di proposte, itinerari e visite per tutte le stagioni dell’anno.
Ma gli aspetti naturalistici non sono l’unica attrattiva di questo Parco, che anzi si caratterizza per una comunione, un intreccio nei suoi paesaggi fra natura e presenza umana. Ne sono testimonianza gli innumerevoli antichi borghi e castelli disseminati sulle sue pendici a dominare le vallate. Un patrimonio ricchissimo e vario, che va dal Neolitico al periodo italico e romano, dal Medioevo al Rinascimento, integrando reperti, siti archeologici, castelli, borghi fortificati, chiese, abbazie ed eremi.
L’animale simbolo del Parco è il camoscio d’Abruzzo, purtroppo l’ultimo esemplare fu ucciso nel 1982 da un cacciatore di Farindola. Proprio qui, cent’anni più tardi, è stato reintrodotto, ed oggi un nucleo di questi splendidi animali è stabilmente insediato nel Parco. Il lupo appenninico invece è sempre stato presente; mentre l’orso bruno marsicano, segnalato nei boschi più selvaggi, ha fatto il suo spontaneo ritorno.
Vi segnaliamo inoltre il cinghiale ed il tasso, il cervo ed il capriolo, la puzzola, la faina, il gatto selvatico, l’istrice, la volpe e l’arvicola delle nevi, un piccolo roditore arrivato con l’ultima glaciazione e qui rimasto come relitto glaciale.
Le praterie d’altitudine costituiscono l’habitat naturale della vipera dell’Orsini, che nel Parco ha la più consistente popolazione italiana. Cospicuo è il popolamento d’anfibi, con endemismi appenninici quali la salamandra dagli occhiali e il geotritone italico. Sui Monti della Laga potrete osservare la Rana temporaria ed il Tritone alpestre, specie molto rara.
Tra i volatili sono presenti oltre 200 specie e vi segnaliamo rapaci rari come l’aquila reale, l’astore, il falco pellegrino, il lanario e il gufo reale, ed alle quote più elevate il fringuello alpino, lo spioncello, la pispola e il sordone, il gracchio alpino e quello corallino. Autentico paradiso per l’avifauna è il lago di Campotosto, dove nidificano lo svasso maggiore, la gallinella d’acqua, la folaga, il germano reale e il merlo acquaiolo; mentre nel periodo autunnale si popola di migliaia di uccelli acquatici che potrete regolarmente avvistare come l’airone cenerino, l’alzavola, la marzaiola, il fischione, la beccaccia e il frullino.
Il Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga ha il territorio caratterizzato, per circa la metà della propria superficie, da boschi e foreste. Esse sono presenti per lo più sul versante teramano del Parco e sui Monti della Laga, mentre sul versante aquilano, sono presenti relitti di vegetazione forestale. Esse sono molto importanti in quanto costituiscono l’habitat per innumerevoli creature di ogni taglia e dimensione, piante, animali, funghi e microrganismi. Infatti nella zona di Campo Imperatore e nella zona di Monte Cristo, durante l’autunno, potrete facilmente trovare il fungo Prataiolo ma anche molte altre specie di funghi come i Porcini e le Morette.
Tra gli alberi presenti troviamo alberi di tasso, agrifoglio, acero, sorbo e numerosi nuclei di Abete Bianco.
La componente floristica più preziosa la trovate senz’altro negli ambienti ad alte quote, dove persistono i cosiddetti “relitti glaciali”: piante endemiche come l’androsace di Matilde, l’adonide ricurva, la viola della Majella, la stella alpina dell’Appennino e il genepì appenninico. Alcuni endemismi li riscontrate anche alle quote più basse, come nel caso del limonio e dell’astragalo aquilani. Inoltre in primavera potete osservare, alle pendici del Gran Sasso, la straordinaria fioritura dell’adonide gialla, specie a lungo ritenuta estinta, che qui vegeta nella sua unica stazione italiana.
Uno dei canyon più spettacolari dell’Appennino lo troviamo nel corso del fiume Salinello tra la Montagna dei Fiori e la Montagna di Campli. Al suo imbocco, sarete meravigliati dalla grotta Sant’Angelo, un antro che è sacro ininterrottamente da oltre 10.000 anni. Sulla parte alta del vallone troviamo una serie di eremi in posizione impressionante: Santa Maria Maddalena, Santa Maria Scalena, San Francesco alle Scalelle e il più spettacolare di tutti, Sant’Angelo in Volturino (il nome deriva dal latino vultur, “avvoltoio”). A dominare le strettissime gole, dove le acque del Salinello scorrono tumultuose, i ruderi di Castel Manfrino, eretto nel 1258 per volontà del re svevo Manfredi.
Il lago di Capodacqua si trova nelle vicinanze di Capestrano, nell’Alta Valle del Tirino e nasce nella seconda metà degli anni ’60 come riserva idrica per l’irrigazione dei terreni circostanti. E’ un lago di proprietà privata che, grazie alla sua natura sorgiva, ospita una flora lacustre significativa. Da alcuni anni costituisce un importante punto di attrazione per gli amanti dell’immersione. Le caratteristiche del lago, infatti, alimentato esclusivamente da acque sorgive che sgorgano dal Gran Sasso, offrono un ambiente sommerso affascinante che conserva antiche strutture, tra le quali due mulini, e condizioni ottimali per la pratica di questo sport acquatico.
Il lago di Campotosto ha tutta l’impressione di essere “il fiordo del Parco” quando si ammira l’azzurro scuro delle sue acque, spesso agitate dal vento, oltre le quali si innalza la mole del Gran Sasso e quella dei Monti della Laga. E’ Il lago artificiale più vasto d’Europa ed essendo ad una quota di 1.313 metri sul livello del mare garantisce frescura anche nel cuore dell’estate. Infatti nella buona stagione si danno appuntamento intorno alle sue acque gli appassionati della canoa, del windsurf, dei picnic all’aria aperta, mentre d’inverno il lago gelato è uno spettacolo da non perdere. Belli gli itinerari per il Monte Cardito, il Monte di Mezzo e le Cime della Laghetta, mentre la strada circumlacuale è ottima per passeggiate in bicicletta e – d’inverno – brevi ma interessanti percorsi sugli sci da fondo. E’ doverosa una nota sulla gastronomia locale poiché deve la sua notorietà anche ai salumi, ai formaggi e alle carni prodotti dagli allevatori locali; in particolare sono celebri le mortadelline di Campotosto, anche note come “coglioni di mulo”. Da non dimenticare le castagne e i funghi, che spesso valgono da soli una bella passeggiata tra i boschi autunnali.
Campo Imperatore, anche detto “il piccolo Tibet” è stato per secoli terra della pastorizia abruzzese, vi pascolavano centinaia di migliaia di ovini), nel Cinquecento avevano acquisito castelli e pascoli ai piedi del Gran Sasso anche i Medici di Firenze, mercanti internazionali di lana. Ciò che maggiormente ci colpisce e ci affascina di Campo Imperatore sono gli spazi, le vaste dimensioni che sono sempre totalmente visibili, grazie anche alla vegetazione che è esclusivamente erbacea: l’esposizione e la centralità nel massiccio ne fanno un’area dal clima continentale, freddo in inverno e fresco in estate, quasi arido sui dossi e sulle creste. Il territorio è situato a una quota variabile tra i 1.500 e i 1.900 metri, lungo circa venti chilometri con una larghezza che varia dai tre ai sette chilometri. Date le sue prospettive sconfinate e surreali, Campo Imperatore è da decenni “location” d’eccezione per l’industria cinematografica. Infine, ha al suo interno lo storico albergo dove nel 1943 i paracadutisti tedeschi liberarono Mussolini.
Per una vacanza unica ed irripetibile vi consigliamo i borghi, con le loro peculiarità architettoniche e le loro tradizioni culturali. Tra i tanti meritano una visita i borghi dell’antica Baronia di Carapelle, prossima alla nobile città dell’Aquila: Santo Stefano di Sessanio, Castel del Monte, capitale della Transumanza, Calascio con la celebre rocca, Castelvecchio Calvisio, con la pianta ellittica. Attraversando la Piana di Navelli, famosa per la coltivazione dello zafferano, incontrate Capestrano, nel cui territorio fu rinvenuta la famosa statua italica del guerriero omonimo, ed Ofena, edificati con la bianca pietra calcarea del Gran Sasso.
Nel distretto dedicato alle Abbazie benedettine, si trovano i centri storici di Corvara e Pescosansonesco.
Avvinghiati alla roccia, gli antichi villaggi di Assergi e Camarda rivelano importanti valori artistici. Merita una visita Castelli, patria dell’arte ceramica ed Isola del Gran Sasso, con il santuario dedicato a S. Gabriele dell’Addolorata. Civitella del Tronto, con la possente fortezza borbonica, e Campli, cittadina farnese nel cui comprensorio persiste la necropoli italica di Campovalano sono davvero emozionanti.
70 chilometri in 7 giorni. Questo lo slogan in cui il Parco ha sintetizzato le opportunità paesaggistiche ed ambientali offerte dal Distretto della “Strada Maestra”. Dalla città romana di Amiternum, nei pressi dell’Aquila, attraverso la porta di Montorio al Vomano, si delinea uno dei percorsi turistici più affascinanti e suggestivi del Parco, efficientemente servito dall’Autostrada A 24. Inoltre la Strada ricalca grosso modo il tracciato dell’antica strada romana via Cecilia.
E’ un lungo itinerario ad anello intorno al massiccio del Gran Sasso, adatto per essere percorso a tappe a cavallo ma anche in bici o a piedi. Il percorso ricalca quasi sempre vecchi sentieri utilizzati nel passato dagli abitanti di questi luoghi. Dal percorso principale potrete diramarvi in rami secondari che vi condurranno a diversi paesi, per un totale di circa 300 km di sentieri opportunamente ripristinati. Sono presenti aree di sosta attrezzate con ricoveri per i cavalli.
La grande estensione territoriale e la varietà di ambienti e paesaggi del Parco consentono la pratica di tutti gli sport di contatto con la natura: escursioni a piedi o in mountain bike lungo gli innumerevoli sentieri del Parco ben segnalati e mantenuti; interessanti escursioni didattiche guidate o anche impegnativi trekking grazie all’ampia disponibilità di guide alpine e operatori naturalistici; escursioni equestri grazie alla straordinaria Ippovia del Gran Sasso, un anello attrezzato di oltre 300 chilometri, che garantisce agli appassionati dell’equitazione di campagna una infrastruttura unica per qualità e dimensioni.
Agli appassionati della fotografia naturalistica e di paesaggio il Parco propone ambienti e scenari indimenticabili. L’osservazione degli animali in libertà è possibile nelle aree faunistiche del camoscio a Pietracamela e Farindola e del capriolo a Cortino, mentre ambienti ottimi per l’osservazione degli uccelli sono la Forca di Penne e il lago di Campotosto, sul quale è pure possibile praticare canoa e windsurfing. I numerosi corsi d’acqua consentono la pratica del torrentismo. Per gli appassionati di canoa e kayak uno dei percorsi più interessanti è quello che si snoda lungo il braccio superiore del Vomano, un’autentica pista “nera”, adatta solo a chi ha grande esperienza con la pagaia.
L’alpinismo e l’arrampicata sportiva sono sport praticati sulle pareti del Corno Grande, del Corno Piccolo e del Monte Camicia. A livello sciistico il Parco conta sugli impianti per la discesa di Monte Piselli, Prati di Tivo, Prato Selva, Montecristo e Campo Imperatore. Lo sci di fondo ha nello sterminato piano di Campo Imperatore uno dei più stupendi e originali teatri d’Italia, mentre i corsi d’acqua che scendono dai fianchi della montagna consentono in inverno l’arrampicata su cascate di ghiaccio.