• Ottobre 4, 2024

Un vecchio rudere nel paese di Ortona a Mare, in provincia di Chieti. Cosa Nasconde? Qual'è la sua storia?

Ortona: La Basilica di San Marco. Una chiesa avvolta nel mistero

Tutto è nato da una chiacchierata con Anna, un’addetta della biblioteca del comune di Ortona. Si parlava di storia dell’arte e cultura ortonese, fino a quando non è uscito il discorso riguardante questa chiesa dell’epoca Longobarda: La Basilica di San Marco nella località di San Donato, una piccola frazione di Ortona. Incuriosito dalla piacevole chiacchierata ho cercato di documentarmi trovando ben poco su internet, fino a quando la Signora Anna si presenta con un libricino datato 1982, con due paginette dedicate alla chiesa.

Neanche il tempo di leggere il contenuto è subito mi sono catapultato da lei per ricevere informazioni più dettagliate. Innanzitutto ha confermato l’esistenza della Basilica grazie a degli scavi archeologici effettuati nel 1979, ma l’ubicazione esatta del rudere (perchè ormai c’era rimasto ben poco) non era stata precisata. Tornato a casa, mi preparo per il mattino seguente, pronti per una nuova avventura. Il sole sorge e, di buon’ora, mi sveglio per andare a fare colazione. Man mano che il sole si alza, già sono in macchina pensando e ripensando a cosa troverò una volta li.

Arrivato sul posto e dopo aver parcheggiato, mi incammino in un sentiero stretto, con gli alberi di ulivo a farci da cornice. Avendo visto delle abitazioni lungo il sentiero, decido di prendere la via asfaltata a pochi passi dal sentiero, pensando fosse proprietà di qualche privato. Neanche il tempo di fare cento metri che incontriamo un signore sulla sessantina, in compagnia della moglie, che bruciava dei ceppi di ulivo. Mi chiedo:”quale migliore occasione che chiedere a qualcuno del posto?”.

Armato del miglior lessico, mi presento. Il Signor Remo si presenta da subito molto cordiale e disponibile, tipico delle zone abruzzesi. Con addosso il suo abito da lavoro, si presta in modo cordiale a rispondere a tutte le nostre domande. Parlando della storia della Basilica e dei recenti scavi archeologici, ci illustra per dettaglio qual’è la via da seguire per arrivare al rudere. Neanche il tempo di finire che decide di accompagnarmi a visitare la famosa chiesa. Un occasione che non mi sono lasciato sfuggire. Ci rimettiamo sulla nazionale e riprendiamo la stradina lasciata qualche decina di minuti prima, in compagnia di Remo, che ci illustra la storia di quelle abitazioni. Tiene a precisare che quella stradina è di proprietà privata ma le abitazioni che la costeggiano sono ormai abbandonate. Scendiamo lungo un vallone fatto di erba alta e alberi di ulivo fino a trovarci davanti un muretto di circa 60 cm di altezza fatto in mattoni grezzi e ciottoli. Eravamo arrivati e finalmente le mie curiosità si concretizzano tutte li davanti.

Ci dirigiamo sul perimetro sud fino a trovare l’ingresso della struttura per poi andare verso est, sul fondo, in compagnia di moscerini e serpenti. Purtroppo la Basilica non è come pensavo. Erba alta e sterpaglie la fanno da padrona al punto tale che è impossibile anche poterci entrare dentro. Giusto il tempo di scattare qualche foto e riprendo il percorso accompagnando il Signor Remo verso la sua abitazione. Sulla via del ritorno, e dopo la piacevole chiacchierata fatta con il nostro nuovo amico, ci illustra un altro monumento della zona, purtroppo anch’esso ridotto a rudere: La Torre del Moro. Saluto e ringrazio Remo seguendo la strada asfaltata imboccata all’inizio di questa avventura.

Ci sono abitazioni che costeggiano il lato sinistro e l’occhio va verso una vecchia caserma del 1940, adesso diventata ad uso abitativo. Il portone d’ingresso e alcune torrette fanno pensare che li, durante la seconda guerra mondiale, c’erano stanziate le truppe alleate. Continuo il viaggio scendendo per la via in discesa fino ad arrivare ad un complesso di case abitate. La struttura delle abitazioni fà presagire che si trattano di costruzioni antiche, del 1900 più o meno. Mi addentro all’interno seguendo un viottolo che costeggia le case fino ad arrivare sopra una vecchia ferrovia, l’ex Sangritana, che univa Ortona a San Vito Marina. Dinanzi a noi si presenta un panorama senza eguali: la spiaggia dell’Acquabella. Nome dato grazie alle sue acque limpide e cristalline.

Continuo per un centinaio di metri fino ad arrivare sopra un ponte, lo costeggio e noto subito un piccolo sentiero che si riversa nell’interno, lo prendo ed arrivio all’ex torre di avvistamento usata per proteggersi dalle incursioni dei Saraceni e dei Turchi. Purtroppo anche questo monumento è diventato un rudere; difatti si trovano massi enormi composti di pietre e ciottoli allungati sul letto del fiume Moro. Mi addentro più all’interno e l’occhio cade su di un piccolo patio con una descrizione del punto di interesse. Scatto qualche fotografia e riprendo la via del ritorno.

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Autore

Light Designer nella vita di tutti i giorni, viaggiatore nella seconda vita. Credente della filosofia del viaggio in solitaria giusto per poter fare quello che mi pare. Fotografo e visito qualunque cosa ho sott'occhio.

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